mercoledì 29 dicembre 2010

CAMP LION -"La teoria di Romero"-





"La teoria di Romero" (2010) è il primo full-lenght dei trentini Camp Lion, licenziato dalla ferrarese New Model Label. Nelle sue 13 tracce, l'album si ispira alle pellicole di George Romero e ha l'ambizioso e nobile intento di denunciare il consumismo dei nostri tempi, sempre più dilagante e asfissiante. Di contro c'è, però, una leggerezza adolescenziale che rende tutto spensierato e quasi rende futile il messaggio del disco. Power-pop alla Finley, punk rock alla Jimmy Eat World e ironia alla Tre Allegri Ragazzi Morti. Amori finiti, amori mai iniziati, vuoti da riempire e tempi da cambiare. I Camp Lion suonano puliti, forse anche troppo. Sono tante le soluzioni "commerciali" del disco, come "Dimmi cosa ho detto" (il singolo trainante), "Etere", "Ombra" o "Meno di uno zero" e  sono armi a doppio taglio. Possono facilitare la popolarità di una band ma, al contempo, farle perdere credibilità. Può anche darsi che ciò non interessi al quartetto in questione, può anche darsi che siano ragazzi a cui piace suonare e divertirsi senza chissà quale pretesa o messaggio da diffondere. Può anche darsi, infine, che "La teoria di Romero" sia solo una transizione, un primo passo verso una maturità che, in tal caso, non dispiacerebbe conoscere. E' sicuramente un buon disco, ma da ascoltare senza impegno in una tipica giornata estiva, magari di ritorno dal mare. "Deja vu" e "Clever" sono i brani migliori del disco, quelli che più si discostano dagli altri e che fan ben sperare in un prossimo lavoro più consistente.

I Camp Lion sono:
Antonio Benedetti: voce
Nicola Perina: chitarra
Leonardo Menegoni: basso
Davide Cavrioli: batteria

Tracklist:
01. Dimmi cosa ho detto
02. Lo stesso punto
03. Lettera a M
04. Etere
05. Rattvik parte 1
06. Rattvik parte 2
07. Vuoti a rendere
08. 45
09. Ombra
10. Deja Vu
11. Viale Mazzini
12. Meno di uno zero
13. Clever




martedì 28 dicembre 2010

KATRINA SAVIORS - "Valutando l'essenziale" -





"Valutando l'essenziale" è il titolo dell'album di debutto dei Katrina Saviors, terzetto proveniente da Lamezia Terme. Autoprodotto agli inizi del 2009, l'album si compone di 10 tracce che sembrano attingere da quel rock anni novanta sporco, energico e partorito da disagi spietati. Testi e musiche sono opera di Marco Ferrise, voce e chitarra del trio, ed esplorano abissi, timori e cedimenti, servendosi di chitarre ora nervose ora pacate ma pur sempre incentrate su una melodia di fondo piuttosto evocativa. Fughe, pene esistenziali, rabbia e inganni sono scanditi al ritmo di un post-grunge tirato e ben suonato, capace di riesumare per un pò non solo le sonorità dei Nirvana, ma anche quelle dei nostrani Litfiba (sia nelle voci che nelle parti soliste) in una centrifuga strana ma tutto sommato gradevole. C'è senza dubbio personalità o quantomeno un timbro riconoscibile e costante nei brani, ma sarebbe ulteriormente apprezzabile un sapiente distacco dalle primitive influenze musicali così da far emergere meglio quell'essenziale che il titolo del disco appunta. Gli spunti ci sono, i contenuti pure. I Katrina Saviors hanno tutte le basi per realizzare un secondo album di tutto rispetto. Da segnalare "L'estasi del marchese", "Forma e abilità", "Regina" e "La rabbia dei campi", i migliori episodi di questo primo, ambizioso, capitolo.

I Katrina Saviors sono:
Marco Ferrise: voce e chitarra
Ivan Pullano: basso
Thomas Cerra: batteria


Tracklist:

01. In pieno show
02. L'estasi del marchese
03. Forma e abilità
04. Noi qui
05. Regina
06. Confini
07. La rabbia dei campi
08. Canto delle distanze
09. Katrina
10. Valutando l'essenziale


giovedì 23 dicembre 2010

Intervista a MAYBE I'M...



Musica Sotterranea incontra MAYBE I'M... , una delle novità più interessanti del panormana indipendente italiano. Il trio salernitano  ha da poco pubblicato il suo primo album ufficiale intitolato "We Must Stop You" e pubblicato da Jestrai Record.
Intervista a Ferdinando Farro, voce e chitarra della band.
(a cura di Stefano Grimaldi)


1)Ciao Nando. Come stai, innanzitutto?
Bene: i dati Istat dicono che l’economia è in ripresa e che gli italiani hanno fiducia nelle istituzioni, la mia città capoluogo è addobbata da fantastiche luci natalizie, la gente molto responsabilmente fa shopping per far girare l’economia e il sole splende sui lavori in corso sull’autostrada. Si può volere di più dalla vita? Mi viene da citare una vecchia barzelletta: l’unica cosa che non riesco a trovare è l’inchiostro blu.


2)Maybe I’m… è un progetto musicale nato nel 2007. Come lo presenteresti ai lettori?
Maybe i’m è nato come un progetto solista influenzato principalmente dal concetto di “roots”: fare musica come necessità, come legame col vissuto e parte integrante di esso. Fare musica non per costiparla in un disco, sperare nell’interesse di un’etichetta, fare un tour etc etc. Tutte cose che dovrebbero essere conseguenze mentre purtroppo stanno diventando il fine ultimo di chi fa musica oggi. Come solista ho registrato (con molto pressapochismo proprio perché non immaginavo di farla ascoltare aldilà della ristretta cerchia degli amici e conoscenti) una demo, “Satan’s holding a little room for me” che mandai per un ascolto anche agli amici della Recycled Music, una net label molto particolare, i quali inaspettatamente decisero di pubblicarlo. Da lì sono partite un po’ di recensioni e qualche concerto, nei quali ovviamente ho cercato di mettere in piedi una formazione live. Col tempo poi è entrato in pianta stabile nella formazione il batterista Antonio Marino, con il quale ho lavorato a “We must stop you”, e la violinista Clara Foglia, che è con noi invece da quest’estate. Ora come ora Maybe i’m è una band a tutti gli effetti.


3)Da qualche mese è uscito “We Must Stop You”, il vostro primo disco ufficiale, per la Jestrai Records, una delle maggiori etichette indipendenti italiane. Come sta andando il disco? Come vi sentite a far parte della famiglia Jestrai?
Il disco finora è stato accolto molto bene dalla stampa di settore e in questi giorni dovrebbe uscire anche un video, ma ovviamente il riscontro effettivo e che più ci interessa è quello che abbiamo ai concerti, e dalle date di presentazione fatte finora abbiamo ricevuto dei feedback molto positivi. Nella “famiglia Jestrai” ci sentiamo perfettamente a nostro agio, sono persone molto disponibili e sufficientemente pazze da credere ancora nel valore intrinseco della musica, e hanno un modo di trattare con le band molto diretto. Oltre alla Jestrai c’erano altre etichette interessate al disco con le quali abbiamo avuto dei contatti, ma spesso il rapporto che si crea è molto formale e ingessato, ti parlano del tuo disco come ti stessero parlando di un capo di abbigliamento, non gli interessa  sapere cosa c’è dentro, da dove quella musica viene e dove vorrebbe arrivare. Con Jestrai invece abbiamo avuto da subito un feeling positivo anche a livello umano.



4)Qual è il messaggio di “We Must Stop You”? Cosa ha influenzato principalmente la sua realizzazione?
Il messaggio di fondo in realtà é maturato man mano che lavoravamo al disco, così come le varie influenze musicali che ci puoi sentire. “We must stop you” è un po’ un anthem contro l’inerzia: ci stanno togliendo ogni possibilità di scelta riguardo al nostro futuro, stanno annullando totalmente le specificità culturali di ogni parte del globo in nome di una presunta “multiculturalità” che altro non è che un calderone di superficialità e luoghi comuni, stiamo marcendo in un benessere solo apparente che non fa altro che depauperare le risorse del pianeta in maniera così rapida che da qui a cinquant’anni non sappiamo se quest’ultimo sarà ancora in grado di “sopportarci”. E’ un quadro apocalittico delineato da ristrettissimi gruppi di lobbies economico-politiche, e di fronte ad esso tutto quello che sappiamo fare è intasare i social network (controllati dalle lobbies di cui sopra) di link e commenti e restare in casa a guardare programmi “sovversivi” (in onda su delle reti anche esse controllate, guarda un po’, dalle stesse lobbies). Se qualcuno prova a imbastire una forma di opposizione più concreta e non controllabile viene tacciato dai media di “terrorismo”, vedi il caso del MEND (Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger). Sarebbe ora che prendessimo realmente la situazione in mano e decidessimo una volta per tutte di arrestare una serie di processi che ci sembrano inevitabili solo perché ci sono sempre stati posti come tali.

5)Il vostro è un blues inquieto che sembra attingere a nomi quali Johnny Cash, Bob Dylan o ai più recenti Mark Lanegan o Tom Waits. Quanto di questi artisti ritenete abbia influenzato la vostra musica in generale?
Credo molto semplicemente che Bob Dylan abbia influenzato la musica di chiunque sia nato dopo di lui, mentre per quel che riguarda Cash penso sia stato uno degli artisti più autentici della storia, raro caso discografico in cui le canzoni erano tutt’uno con la persona. Prima di parlare di prigioni ci è finito dentro, tanto per dirne una. Tom Waits lo apprezziamo tantissimo tutti e tre, invece per quel che riguarda Lanegan ti confesso che nessuno di noi lo segue particolarmente. Aldilà comunque di questi riferimenti più facilmente riconoscibili posso dirti che le influenze musicali di “We must stop you” vanno cercate anche nell’afro-blues (uno dei nostri gruppi preferiti sono senza ombra di dubbio i Tinariwen), nella psichedelia e persino nella musica popolare del Sud Italia. Del resto dal bacino del Mediterraneo vengono buona parte delle radici musicali di quasi tutta la musica odierna e anche il blues non ha fatto altro che attraversare l’Oceano e arrivare in America. Citando Alì Farkà Tourè la prima volta che ascoltò  i bluesman americani: "loro hanno i rami ma io ho le radici".

6)Come nascono i vostri brani? Prima la musica e poi il testo o viceversa?
Non c’è un iter preciso, poi attualmente con il passaggio da solista a band è cambiato anche il metodo compositivo. Spesso comunque partiamo da riff o spunti improvvisati in sala prove per costruire un pezzo, altre volte porto qualcosa a cui magari ho lavorato a casa che ovviamente però, condivisa con altre persone, viene spesso trasfigurata totalmente. E del resto il bello di essere una band e non un solista sta proprio in questa pluralità di punti di vista. Per quel che riguarda i testi io non scrivo mai un testo per uno specifico pezzo. Annoto su un taccuino tutto ciò che mi viene in mente, anche in maniera molto embrionale, poi a seconda del pezzo vado a recuperare qualcosa o sviluppare un semplice spunto che avevo annotato.


7)Come vedete,oggi, la discografia italiana? Pensate sia ancora in crisi o notate  piccoli segnali di ripresa?
Domanda di rito a cui è impossibile sfuggire. In realtà non essendo discografici non sappiamo darti una risposta precisa. In primo luogo a tutti e tre interessa fare musica e non vendere dischi, è giusto che vi sia una ripartizione dei ruoli. Io ho sempre ammirato artisti che riescono ad essere  “manager di sé stessi” ma è una cosa in cui non riusciremmo mai, per una quasi totale mancanza di pragmatismo. Inoltre vivendo in una provincia del Sud, lontani dai grossi “centri” del mercato discografico non abbiamo una reale percezione del problema. Ed inoltre, permettimi di dire, abbiamo un bel po’ di problemi ben più gravi di cui occuparci, e quello della crisi del mercato discografico ci sembra piuttosto marginale. Qui da noi si fatica a trovare persino una sala prove e molti progetti interessanti vengono abortiti già in fase iniziale per questioni di carattere molto più spicciolo. E poi, se proprio dobbiamo dirla tutta, è una crisi generata dalla stessa industria del disco, che negli anni è andata avanti a testa bassa e con i paraocchi, senza indagare sulle richieste dei fruitori finali della musica, figurandosi come una casta elitaria che poteva fare il bello e il cattivo tempo avendo in pugno una massa enorme di gente inerme. Evidentemente non era proprio così…

8)Come vivete l’era del myspace e del download illegale?Pensate sia comunque di aiuto per le band emergenti?
Assolutamente si. Innanzitutto uno strumento come myspace ti permette di farti conoscere. I network di massa ormai sono totalmente in balia della major o di chi comunque può spendere grosse cifre per la promozione e anche i media cosidetti indipendenti spesso sono circoletti intellettuali in cui ci si spompina gratuitamente tra amici (posso dirlo si? ): quanto è fico il tuo disco…si ma mai quanto la tua webzine…etc etc. Di conseguenza in questo panorama così desolante uno strumento di autopromozione come myspace diventa di fondamentale importanza. Per quel che riguarda il download illegale non l’ho mai visto come una grossa piaga; io stesso scarico un bel po’ di dischi ma ovvio che quelli che mi piacciono davvero li compro (l’ultimo caso mi è capitato con “Love and death” di Ebo Taylor). Non credo che nessuno sopporti di avere il proprio disco preferito stipato in una cartella dei documenti di windows. Magari il download illegale danneggia molto quei gruppi che spesso vengono pompati all’inverosimile e spacciati come “fenomeni” ma che in realtà non lo sono: in questo caso uno si scarica il disco tutto preso dall’entusiasmo, lo ascolta e lo cestina.

9)Avete un disco preferito?
Non riuscirei mai a indicarti un disco preferito in assoluto, se vuoi posso dirti quello che secondo me è stato il miglior disco dell’anno che si sta per chiudere. Per quel che mi riguarda sono stato folgorato da “My father will guide me up a rope to the sky” degli Swan. Antonio invece ultimamente va avanti a dosi massicce di The Ex e Popul Vuh, mentre Clara venendo da studi classici adora Bach e Schubert.


10)Da qualche anno c’è il fenomeno de Il Teatro Degli Orrori, degli Zen Circus e di tante altre band. Son tornati in auge anche band storiche come Diaframma e Massimo Volume. Pensi si possa tornare a parlare di “scena rock italiana”?
Bisognerebbe fare distinzione tra il fatto che in giro vi siano buone band e che esista una scena. In una scena le band sono i nodi ma ci dovrebbe anche essere tutta una serie di relazioni che in Italia non esiste assolutamente: la cultura dello scambio date, dello scambio cd ai concerti, la condivisione di determinate idee da portare avanti in maniera coordinata. Insomma, senza tutte queste cose un insieme di band validissime non può comunque dirsi una scena. Io quando suono con altri gruppi ho l’abitudine di lasciargli sempre un nostro disco ma molto raramente mi capita che questo gesto sia ricambiato. Mentre con qualsiasi gruppo estero è quasi una cosa ovvia: addirittura i Mama Rosin, gruppo svizzero con il quale abbiamo suonato in occasione di un festival blues a Bari, ci lasciarono una copia in vinile del loro disco!

11)Qual è l’ultimo concerto che avete visto e che ricordate con più piacere?
Ne abbiamo visti un bel po’ ultimamente ma dovendo indicarti quelli che ci hanno colpito di più possiamo indicarti Solomon Burke (appena in tempo prima che ci lasciasse), TigerShitTigerTiger!, Wilco, Einsturzende Neubaten...questi sono i primi che ci vengono in mente su due piedi.

12)Domanda di rito. Se dovessi scegliere tre aggettivi per definire Maybe I’m…, quali sceglieresti?
“Maybe i’m” significa proprio il rifiuto di una classificazione quindi è una domanda difficile questa. Posso dirti tre aggettivi che ci rispecchiano al momento, che magari tra due giorni saranno già inappropriati. Dunque: ostinato, evocativo, poliritmico.





mercoledì 22 dicembre 2010

La Top Ten di Musica Sotterranea: i migliori album italiani del 2010 (a cura di Stefano Grimaldi)

01 MASSIMO VOLUME  -"Cattive Abitudini"- (La Tempesta Dischi)
02 VIRGINIANA MILLER  -"Il Primo Lunedì Del Mondo"- (Zahr Records/Edel)
03 AMOR FOU -"I Moralisti"- (Emi)
04 A TOYS ORCHESTRA  -"Midnight Talks"- (Urtovox)
05 PERTURBAZIONE -"Del Nostro Tempo Rubato"- (Santeria)
06 SAMUEL KATARRO  -"The Halfduck Mystery"- (Trovarobato/Angle Records)
07 IL PAN DEL DIAVOLO  -"Sono All'Osso"- (La Tempesta Dischi)
08 LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA -"Per Ora Noi La Chiameremo Felicità"- (La Tempesta)
09 TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI  -"Primitivi Del Futuro"- (La Tempesta Dischi)
10.BACHI DA PIETRA  -"Quarzo"- (Santeria/Wallace)

Altri dischi consigliati :
1. Andrea Chimenti -"Tempesta di fiori"- (Soffici/Santeria)
2. Micol Martinez -"Copenaghen"- (Discipline)
3. Io?Drama -"Da consumarsi entro la fine"- (Via Audio Rec.)
4. Non Voglio Che Clara -"Dei cani"- (Sleeping Star)

mercoledì 15 dicembre 2010

MADAME LINGERIE -"D'amore, soldi e vendetta"-



"D'amore, soldi e vendetta" (2010) è l'esordio ufficiale dei Madame Lingerie, band romana di stampo rock-new wave. Bisogna, innanzitutto, riconoscere la fantasia e l'originalità riposte nell'artwork del disco, davvero notevole e ben realizzato nei dettagli. Sul piano musicale, l'album propone una dozzina di brani molto interessanti, in bilico tra il noise-rock de Il Teatro degli Orrori e la  new wave degli Interpol. Nonostante i chiari riferimenti d'ispirazione, si riscontrano un'ottima impronta sonora, fatta di rock viscerale e sprazzi melodici, e una buona e curiosa stesura dei testi, piuttosto rappresentativi di una personalità già ben definita. Il disco scorre piacevolemente, tra canzoni che sfigurano il tempo e l'amore ("Più niente"), la fiducia negli altri ("D'amore, soldi e vendetta"), la fede in dio e nell' umanità ("Hollywood"), la routine e le ansie quotidiane ("Ponciarello"), l'illusione in un futuro migliore ("La cartomante"), l'ingenuità, il panico e i sensi di colpa (" Titanioc", "Non avrò paura"), l'arrendevolezza ("E/R/R/E"), lo smarrimento ("Disco inverno"), le lacrime e i nervi tesi ("Prima o poi"), la sicurezza limitata solo a ciò che non si vuole ("16:15"). I Madame Lingerie danno prova di essere una delle più interessanti novità musicali italiane, con un disco che affronta e scandisce il dolore, il senso di vuoto, e la decadenza dell'amore senza mezzi termini. Consigliato!

I Madame Lingerie sono:
Alessandro Di Luca (voce, chitarra)
Luciana Luccini (basso)
Luca Cartolano (batteria)


Tracklist:
01. Più niente
02. D'amore, soldi e vendetta
03. Hollywood
04. Ponciarello
05. La Cartomante
06. Il centro commerciale di notte (strumentale)
07. Titanioc
08. Non avrò paura
09. E/R/R/E
10. Disco inverno
11. Prima o poi
12. 16:15

http://www.myspace.com/madamelingerie


REAZIONE ACUSTICA -"Martedì piove" (ep)-



"Martedì piove" è il titolo del secondo ep dei Reazione Acustica, band romana composta da Dario Cruciani (voce, chitarra), Stefano Bani (synth, piano), Emiliano S.Tizi (basso) e Francesco M.Forciniti (batteria).Uscito nel 2010, il disco si compone di 5 tracce indie-rock ben suonate che, tuttavia, presentano lacune relative all'autoproduzione che, si sa, spesso non rende giustizia alla qualità effettiva della musica. Le voci, ad esempio, avrebbero dovuto emergere di più. Tutto sommato è un lavoro che mostra ottime qualità tecniche, buone intuizioni compositive e interessanti elaborazioni sonore. Malinconie, stralci di ricordi, distanze e fantasmi. E' ciò che emerge dai testi, scritti in italiano e cantati con un'impostazione quasi hard-rock. Dal punto di vista prettamente sonoro, si passa dall'indie puro e semplice ("Il distacco") a notevoli aperture sinfoniche e prog ("Memorie"), dal rock'n'roll ("L'attimo", "Aria") alla psichedelia floydiana ("Martedì piove"). Le potenzialità sono evidenti e indiscutibili, ma per venir fuori al meglio necessiterebbero di una più accurata produzione in studio.

Tracklist:
01. Il distacco
02. L'attimo
03. Memorie
04. Aria
05. Martedì piove



giovedì 9 dicembre 2010

BIANCONIGLIO -"Qualsiasi ovunque sia"-


"Qualsiasi ovunque sia" è il titolo dell'ultimo album dei mantovani Bianconiglio, uscito nel settembre 2010 per CPSR Records e New Model Label. Ad un primo ascolto, lo si potrebbe già etichettare come un album crossover a metà tra Rage Against The Machine e Linea 77, ma sarebbe forse riduttivo e vagamente snob. Più ascolti suggeriscono, invece, una buona sperimentazione sonora e una carica emotiva spontanea ed energica. Un crossover politicamente scorretto capace di dar spazio anche ad episodi intimisti. C'è la società di oggi, con il suo disfacimento politico e le sue brutture televisive, c'è un mondo interiore fatto di casini, noie, amori e solitudini, sempre sul filo del rasoio, tra precarietà e paralisi. Le due voci si inseguono e si incontrano ottimamente, alternandosi in critiche alle mode del momento, ai politici e ai loro minestroni elettorali, alla tv spazzatura e, inevitabilmente, all'uomo medio italiano sempre più ignorante e privo di valori. Contaminazioni dub e psichedeliche si addizionano a un crossover fatto di chitarre possenti e granitiche,di esplosioni a intermittenza e di rabbia giovanile devastante. Tra le 14 tracce dell'album, ben arrangiate,  vanno sicuramente citate "In quel prato sul retro", "Di giorno in giorno", "L'origine di certi sogni", "Luna d'ottone", "Sul mare delle pupille" e "Maiali governanti". Un disco ben suonato che estrae dall'underground un'altra band incazzata e ,soprattutto, di belle speranze!

I Bianconiglio sono:
Claudio Ghiretti: voce, tastiere
Massimo Porta: voce
Michele K. Menghini: chitarra, voce
Marcello Ghiretti: basso
Alex Faini: batteria
Giovanni Tutti: multimediali

Tracklist:
01. In quel prato sul retro
02. Si diverte
03. Di giorno in giorno
04. Frutti di vento
05. Hey
06. L'origine di certi sogni
07. Gradi
08. Luna d'ottone
09. Nuda polvere
10. Sul mare delle pupille
11. Jonny
12. Maiali governanti
13. Ch3ch2oh
14. Qualsiasi ovunque sia
http://www.myspace.com/bianconiglioband

martedì 7 dicembre 2010

LUIGI MARIANO -"Asincrono"-




Cantautore salentino ma romano d'adozione, Luigi Mariano è autore di "Asincrono", album uscito nel 2010 e prodotto da Alberto Lombardi. Tredici canzoni ironiche, pungenti e provocatorie come quelle che furono del maestro Giorgio Gaber, il "Signor G." che tanto sembra ispirare questo cantautore promettente, conferma che talvolta le voci più interessanti si nascondono nella nicchia, nelle cantine, nei piccoli club.
In "Asincrono" c'è intelligenza, humor e  poesia al servizio del folk, del teatro-canzone e della musica leggera. Mariano si muove, con la disinvoltura dei grandi autori, tra diari di bordo ("Il giorno no"), canzoni d'amore e incomprensioni  ( "Asincrono"; "Non ti chiamerò", "Intimità") e toccanti intimismi ("Edoardo", "Questo tempo che ho"). Non risparmia i media e l'informazione ("RAI libera!"), non rinuncia all'ironia ("Il singhiozzo"), alle riflessioni sull'Italia di oggi ("Cos'avrebbe detto Giorgio?", "Canzone di rottura") e su di sè ("Il solito giro di blues") e alle provocazioni in salsa surreale ("Il negazionista", "Solo su un'isola deserta"). Parole forti, spensierate, ma anche commoventi, capaci di trasportare l'ascoltatore in una vita come tante ma diversa, forse per quei punti interrogativi e quelle analisi critiche che, se condivise da tutti, potrebbero davvero cambiare qualcosa (in meglio, ovviamente).Consigliato!

Tracklist:
1.  Il giorno no
2.  Il negazionista
3.  Questo tempo che ho
4.  Solo su un'isola deserta
5.  Il singhiozzo
6.  RAI libera!
7.  Edoardo
8.  Asincrono
9.  Non ti chiamerò
10 Il solito giro di blues
11 Cos'avrebbe detto Giorgio?
12 Canzone di rottura
13 Intimità

giovedì 2 dicembre 2010

Intervista a Nicola Manzan (BOLOGNA VIOLENTA)

Musica Sotterranea incontra Nicola Manzan, musicista poliedrico ed eclettico, one man band con il progetto BOLOGNA VIOLENTA e componente de IL TEATRO DEGLI ORRORI. Domande e curiosità rivolte a uno degli artisti più in vista della scena rock italiana. Intervista a cura di Stefano Grimaldi.


1) Quando e perché nasce Bologna Violenta?
BOLOGNA VIOLENTA nasce nel 2005, dopo una decina d'anni passati a suonare con band di vario tipo e con orchestre di musica classica. Era un periodo molto buio, in cui molti sogni si erano infranti. Allo stesso tempo però, sentivo che era il momento ideale per registrare qualcosa che fosse solo mio; volevo da tempo fare un disco grindcore, quindi per tre mesi circa mi sono chiuso da solo in studio a registrare e quello che ne è uscito è il mio primo cd contenente ventisei tracce da ventisei secondi ciascuna.

2)Ci sono riferimenti musicali particolari per questo progetto?
- Ci sono moltissimi riferimenti. Se all'inizio il progetto era esplicitamente ispirato a band come i Napalm Death o Slayer, col tempo sono uscite anche tutte le altre "influenze", dalla musica classica all'elettronica, senza dimenticare tutta la sfera delle colonne sonore che per me è molto importante. Mi piace pensare a BOLOGNA VIOLENTA come ad un progetto che è in continuo divenire, dove sono libero di lasciar fluire le mie emozioni e il mio pensiero, non importa in che modo questo venga fatto. Ovvio che il progetto ha una sua cifra stilistica, essendo solo io a scrivere i pezzi, ma da un punto di vista più prettamente sonoro mi sento libero di fare ciò che più mi piace.

3)Bologna è la città che ti ha adottato, essendo tu trevigiano. Che tipo di rapporto hai con la città emiliana? Quali sono le maggiori differenze che riscontri rispetto a Treviso?- Ho cominciato a frequentare Bologna nel 2000. In un primo momento provavo una certa repulsione per la città, ma suonavo con gente del posto, e mi sono presto reso conto che era probabilmente il posto più adatto dove potessi andare a vivere. Così mi ci sono trasferito nel 2003, e come si può dedurre dalla prima risposta, il cambiamento è stato parecchio sconvolgente, non tanto per la città in sé ma per il tipo di situazioni in cui mi sono ritrovato, che erano molto lontane dai "sogni di gloria" di quando ero partito. Me ne sono andato alla fine del 2006 e dopo un paio d'anni di nordest opulento, ho deciso di riprovare con Bologna, che ho comunque continuato a frequentare, suonando con Franklin Delano e 4fioriperzoe.
Devo dire che mi ci trovo bene, mi sembra una città ricca di cultura, nonostante in molti dicano che le cose siano cambiate, per non dire peggiorate negli ultimi dieci anni. Non so dare un giudizio preciso della cosa, anche perché ci sto veramente poco, essendo costantemente in tour. Per quel che vedo, mi sembra che ogni sera ci sia qualcosa di interessante da fare, c'è un buon movimento di persone che fanno sì che la cultura resti viva, nonostante viviamo in uno stato che cerca di soffocarla.
A Bologna ci sono ancora i centri sociali, che sono sempre a rischio sgombero, che hanno un sacco di problemi, ma ci sono, esistono anche molte tipologie di club dove si fa musica dal vivo a tutti i livelli e di tutti i generi.
Treviso è una città molto diversa, non la frequento più da un po', e del resto ci suono si e no una volta all'anno. Ci sono pochissimi posti dove suonare, il livello culturale è molto basso. Non mi piace, anzi, mi dispiace. Vorrei che fosse un posto dove c'è fermento, dove si può pensare anche a qualcosa che non sia il trittico figa-calcio-lavoro. Brescia è un esempio, in questo momento, ci sono un sacco di posti dove si suona, dove si vuole fare qualcosa di diverso stando insieme. Ecco, vorrei che Treviso fosse come Brescia, anche se Treviso è decisamente più bella!

4)"Il nuovissimo mondo"  è il titolo del tuo ultimo disco, uscito nel 2010 per Bar La Muerte. Cosa lo ha ispirato? Cosa intende comunicare?- "Il Nuovissimo Mondo - Dramma in XIII atti sulla sorte del mondo e sul declino del genere umano" è un disco fortemente ispirato ai mondo movie, ovverosia quei documentari dedicati alle bizzarrie del mondo, che hanno avuto la loro fortuna tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta, quando oramai erano solo la parodia di se stessi. L'intento di questi documentari era quello di shockare lo spettatore, facendo vedere i lati più oscuri e abovinevoli del genere umano.
Col mio disco ho cercato di fare lo stesso, ho voluto innanzitutto shockare l'ascoltatore, sia a livello sonoro che contenutistico, cercando di andare a toccare dei "tasti" spesso fastidiosi, quali la sessualità, la violenza e le brutalità che solo gli esseri umani sono in grado di perpetrare.
Il messaggio è spesso doppio, come lo era nei mondo movie, nel tentativo di far riflettere chi ascolta, di obbligarlo a farsi delle domande. In generale, comunque, direi che già il titolo del disco è di per sé una dichiarazione d'intenti, il declino del genere umano declinato in ventitré pezzi, che non si possono tutto sommato neanche chiamare "canzoni". Di base la domanda è sempre la stessa: l'uomo è crudele perché vive in un mondo crudele o il mondo è crudele a causa dell'uomo stesso e della sua crudeltà?


5) I tuoi brani sono rapidi, violenti e, oserei, terrificanti. Giocano su campionamenti e chitarre sfrenate, oltre che sulla provocazione. C'è una logica precisa dietro queste scelte musicali o è tutto casuale?- C'è poco di casuale nella mia musica. Essendo diplomato in violino tendo ad avere una scrittura molto "calcolata". Spesso, prima di mettermi a scrivere un pezzo, ho bene chiaro in testa il risultato che voglio raggiungere, quindi lavoro in una direzione abbastanza precisa.
Penso che la velocità sia una delle caratteristiche dei giorni nostri, mi piace usarla per terrorizzare la gente. L'ascoltatore, il pubblico in generale, è abituato ad essere bombardato da informazioni che passano veloci attraverso i nostri sensi condizionando le nostre giornate. Penso che la rapidità dei miei brani dipenda molto da questo, sono vittima anch'io dei giorni nostri, per così dire, e sento che la prima necessità è quella di esprimermi in modo chiaro e veloce, senza troppi fronzoli, senza mediazioni. Questo vale sia per la questione dei testi (se così li vogliamo chiamare), che per l'ambito prettamente strumentale.


6) Sei un musicista poliedrico. Violino, chitarra, tastiere e rumore. Se dovessi metterli in un ordine di preferenza,quale sarebbe?- Di sicuro al primo posto il violino. Lo suono dall'età di sette anni, è come se fosse la mia seconda voce. E' uno strumento molto difficile, ma che può far emozionare anche chi lo suona. Al secondo posto ci metto la chitarra, altro mio grande amore che suono dall'età di quattordici anni. Mi è sempre piaciuto suonarla perché rispetto al violino tende ad avere una scrittura più armonica (mentre nel violino è più melodica), quando poi verso i diciott'anni sono passato all'elettrica mi si è aperto un altro mondo che tutt'ora adoro. Al terzo posto ci metto il pianoforte, che suono dall'età di circa quattro anni, anche se a fasi alterne. Ha un fascino tutto suo, è imponente, serio, c'è bisogno di molta fisicità per suonarlo e dominarlo. E quindi a ruota ci metto anche gli altri strumenti a tastiera, anche se non li amo particolarmente, li trovo spesso "plasticosi" e con sonorità per niente interessanti (a parte, appunto, il piano o il piano elettrico, o certi organi vecchi).
Il rumore lo metto per ultimo, mi piace ed affascina, ma non uso generatori di rumore o cose simili, sono un romantico e mi piace lavorare con le note.



7) Hai suonato e collaborato con band e artisti di spicco della scena indie italiana (vedi Baustelle, Alessandro Grazian) e da diversi mesi sei in pianta stabile nel gruppo rock del momento: Il Teatro Degli Orrori. Com'è nata la tua collaborazione con loro?- La collaborazione con Il Teatro Degli Orrori è iniziata ai tempi delle registrazioni del disco "Dell'impero delle tenebre", quando Giulio Favero mi ha contattato (tramite Fabio De Min dei Non Voglio Che Clara) per registrare dei violini sul pezzo "Maria Maddalena".
L'anno scorso sono stato ricontattato per registrare i violini su "A sangue freddo" e, quando a dicembre Giulio ha deciso di lasciare la band sono stato chiamato per sostituirlo (anche se alla fin fine chi lo sostituisce realmente è Tommaso Mantelli che suona il basso, mentre io suono chitarra e violino).

8) Il Teatro Degli Orrori è fenomeno musicale ma anche culturale, se si considerano il numero sempre maggiore di fans e il contenuto delle canzoni.
Quanto, secondo te, la musica può ancora influenzare le masse a tal punto da creare un movimento o una  corrente di pensiero?
La musica è un ottimo mezzo per veicolare messaggi, per far riflettere, per sensibilizzare la gente su ciò che ci succede intorno. L'arte è sempre stata veicolo di espressione e specchio dei tempi, quindi anche la musica ha il suo potere. Ciò che sto osservando ora è che sempre più giovani (e anche meno giovani) hanno bisogno di sentirsi urlare in faccia che ciò che vediamo accadere non ci piace, che ci sembra di vivere un'orrenda ingiustizia e quindi sempre più gente viene ai concerti ad urlare la propria rabbia, mi sembra di scorgere un'attitudine punk, ma non così nichilista.
Non so se la musica sia in grado di poter creare una corrente di pensiero, alla fine un gruppo come Il Teatro Degli Orrori non arriva alle grandi masse, non può di certo riuscire a dominare l'ignoranza che ci viene inculcata da molte reti televisive, ma di certo nel suo piccolo qualcosa di buono lo sta facendo. Magari non diventerà un "movimento", ma di sicuro riuscirà ad influenzare un buon numero di italiani.



9) A proposito di correnti di pensiero, il tuo slogan è : Nessuna Politica, Nessuna Religione, Bervismo per più!  Cosa puoi dirci a riguardo?- La politica, soprattutto in Italia, è morta. I politici sono lì per farsi i propri comodi, per salvarsi le chiappe dopo anni di disastri e ruberie, con collusioni molto forti con la mafia. Il tutto a discapito dei poveri cittadini. Da destra a sinistra mi sembra ci sia una fitta schiera di persone che starebbero bene a spalare la merda piuttosto che governarci (tranne pochi, sporadici casi). In Italia la legge non è uguale per tutti, e per me questo è il fallimento della democrazia.
La religione, in Italia, è una specie di "superpartito politico", con la maggioranza assoluta di elettori, a pensarci bene. La divisione tra potere temporale e potere ecclesiastico praticamente non esiste e la Chiesa ha stretti rapporti con chi ci governa, quindi direi che non si parla di Dio o spiritualità, ma anche in questo caso di politica, quindi il discorso si può tranquillamente rimandare a quanto detto sopra. In generale, comunque, mi ritengo agnostico, e faccio fatica a non pensare che la religione sia l'oppio dei popoli…
Il Bervismo è un nuovo modo di vedere la vita, in positivo e in negativo, ma più in positivo. Prendere atto del nostro ruolo nel mondo e viverlo al meglio, liberi da dogmi o stupidi moralismi, nel massimo rispetto di chi ci circonda, ma senza viverselo troppo male.

10) Come trascorri la tua giornata tipo quando non sei in tour?- Cerco di riposare, innanzitutto, e di fare tutto ciò che non faccio quando sono in giro. Fare la lavatrice, pagare le bollette, fare la spesa, rispondere alle email e alle interviste, sono tra le mie attività preferite. Diciamo che quando sono a casa sono abbastanza pantofolaio, ecco…

11) Ascolti più musica italiana o straniera?- Direi due terzi straniera ed un terzo italiana, ma è un conto abbastanza approssimativo. Ascolto di tutto, in questo periodo per esempio sto ascoltando molta musica classica, quindi è quasi esclusivamente straniera, ma non credo che la domanda fosse rivolta a questo tipo di ascolti.
Comunque sia ascolto parecchie cose italiane, di epoche diverse, mi piacciono molto i cantautori degli anni Sessanta-Settanta, l'hardcore degli anni Ottanta, parecchi gruppi contemporanei (anche se mi rendo conto spesso di non sapere molto di cosa mi succede intorno…).

12) Ti capita di acquistare dischi? Se si, cosa consiglieresti a chi invece li scarica?- Mi capita di comperare dischi. Raramente nei negozi, spesso ai banchetti dei gruppi ai concerti, mi piace l'idea dell'autoproduzione e di aiutare le band che mi piacciono. In genere prendo dei vinili, hanno un fascino ed un suono impareggiabile.
Penso che il download illegale possa tutto sommato anche aiutare una band emergente. Capita che ai miei concerti arrivino persone che hanno scaricato il mio disco, succede anche che dopo il concerto qualcuno decida di acquistare il cd. Magari se non ci fosse la possibilità di sentirlo prima di investirci un po' di eurini, probabilmente quelle persone non verrebbero al concerto e non lo comprerebbero a scatola chiusa, con doppio danno al progetto stesso.
Certo è che un discorso del genere non funziona per artisti di grosso calibro. Se esce un disco di Bon Jovi, lo scarico sapendo più o meno quello che ci troverò dentro, anche perché magari non mi va di spendere venti euro per un disco di cui mi frega poco e che sento costantemente in radio. Automaticamente in questo modo le major ci rimettono un sacco di soldi. Ovviamente non ho neanche un disco di Bon Jovi, era solo un esempio.
Il mio consiglio è sempre lo stesso, se un disco vi incuriosisce, scaricatelo, e se vi piace andate a prendervi l'originale, magari ad un concerto, così date una mano agli artisti a farne altri.

13) C'è già un nuovo disco in cantiere per Bologna Violenta? Qualche anticipazione?
- Non c'è un disco in cantiere, ci sono vari pezzi in uscita per Natale, due su una compilation di Garrincha Dischi intitolata "Natale (non) è reale", in cui un racconto dello scrittore Gianluca Morozzi viene recitato da Angela Baraldi su sonorità molto acustiche, sulla scia di pezzi come "Nudo e crudele".
Sto preparando anche la cover de "Il camping del terrore" di Claudio Simonetti per un'altra compilation natalizia, quella de "I 400 calci" (rivista di cinema da combattimento).
Il 31 dicembre dovrebbe uscire in free download anche la cover di un cartone animato per un cd di autofinanziamento per un negozio di fumetti che sta chiudendo, ma non ho ancora le idee molto chiare su che pezzo fare.
Poi a gennaio esce il mio primo disco ristampato in vinile, grazie alla collaborazione fra varie etichette (a capo di tutte c'è la Grind Block di Bologna), con i pezzi nella versione dal vivo (coi campioni dai film) e un inedito. A seguire ci sarà anche la ristampa in vinile de Il Nuovissimo Mondo, ma direi tra febbraio e marzo. Poi di sicuro farò uscire qualcosa di nuovo, sto per rimettermi a registrare, quindi è probabile che ci sarà presto qualcosa di pronto.

14) Domanda di rito. Se dovessi scegliere tre aggettivi per definire Bologna Violenta, quali useresti?- Anarchica, iconoclasta, sarcastica.

NESSUNA POLITICA
NESSUNA RELIGIONE
BERVISMO PER PIU'